La presenza del “Granchio blu” mette in pericolo l’ecosistema della Diaccia Botrona
Se per i turisti è la novità dell’estate, che dalle spiagge arriva nei supermercati o sulle tavole dei ristoranti con accattivanti ricette, per le amministrazioni dei Comuni della costa maremmana il Granchio Reale blu rappresenta invece un grosso problema.
Questa specie di crostaceo originario delle coste atlantiche del continente americano, sta proliferando rapidamente nel nostro mare, favorito dalle capacità di adattamento alle diverse temperature delle acque e alla diversa salinità. Cibandosi di molluschi, novellame, cozze, vongole, e anche piccoli pesci, il granchio blu risulta dannoso per l’ambiente marino mettendo a rischio in primo luogo gli allevamenti ittici, ma anche l’intera economia del mare poiché la sua voracità lo porta a distruggere tutto ciò che incontra, comprese le reti dei pescherecci.
A rischio anche la biodiversità delle nostre aree costiere. A Castiglione della Pescaia c’è preoccupazione per la Diaccia Botrona, perché la presenza del granchio blu potrebbe alterare gli equilibri degli habitat della riserva.
«La biodiversità della riserva naturale della Diaccia Botrona – afferma preoccupata la sindaca Elena Nappi – corre il rischio di essere fortemente compromessa dalla presenza di questa specie aliena invasiva con alta capacità di resilienza, infatti possiamo trovare il granchio blu nelle acque dolci, in quelle salmastre e in quelle salate e la loro capacità adattiva li fa vivere a temperature che vanno dai 3 ai 35 gradi, quindi sono molto “invadenti”, in particolare le femmine che si spostano facilmente per la riproduzione. Temiamo, soprattutto, la loro voracità nei confronti degli avanotti delle anguille che hanno eletto la riserva come luogo di riproduzione, da dove partono per il loro viaggio verso i mari del nord Europa, dove alimentano un mercato ittico molto importante, tornando poi da adulte nelle nostre acque: una loro drastica riduzione comporterebbe squilibri anche dal punto di vista economico».
Altra preoccupazione giunge dalla zone in cui il granchio blu viene pescato, come le zone portuali o fluviali, che sono normalmente interdette alla balneazione per la possibile presenza di idrocarburi o minerali pesanti potenzialmente pericolosi per la salute che possono passare anche all’interno dell’organismo degli animali marini.
«E’ necessario porre attenzione ai luoghi in cui si cattura il granchio blu – continua la prima cittadina – il consiglio è di prenderlo nelle acque idonee alla pesca e, soprattutto, prima di portarlo sulle tavole togliere le viscere, in particolare l’epatopancreas che è il sistema digerente di tutti gli invertebrati, per evitare qualsiasi tipo di contaminazione nociva nel caso avesse ingerito sostanze dannose alla salute».
L’Amministrazione comunale di Castiglione della Pescaia sta attivando misure specifiche per contenere i danni causati dal granchio blu, prima che la situazione diventi ingestibile ed insostenibile.
«Stiamo lavorando – conclude Nappi – con il “Flag Costa degli Etruschi” che ci permette di realizzare bandi per il controllo del granchio blu, e ragionando con la Regione Toscana per creare una procedura che permetta la pesca intensiva mirata alla eradicazione di specie invasive come questa, nel rispetto degli equilibri ambientali della riserva naturale, considerando che in natura l’unico importante predatore è la tartaruga ma che numericamente non può supportare l’enorme quantità di granchio blu, considerando la sua immensa facilità riproduttiva».